Il Mastrogiurato
(dr. Ing. Florindo Carabba – Commissione Storica)
Il Mastrogiurato
(dr. Ing. Florindo Carabba – Commissione Storica)
Il Mastrogiurato
Nel 1304 il re Carlo II d’Angiò istituì in molte città del Regno la figura del Mastrogiurato, che era una carica elettiva destinata ad affiancare ed aiutare il Sindaco nelle sue funzioni, assolvendo, fra l’altro ed in particolare, gli incarichi di sorveglianza dei mercati e degli approvvigionamenti cittadini, dell’apertura e chiusura delle porte e del traffico che entrava ed usciva dalla città.
Il Bocache riferisce (vol. II, pag. 559) che “dallo stesso Consiglio, davanti al quale prestava giuramento di bene e fedelmente assolvere i suoi doveri e di osservare i Capitoli della città, si consegnavano al Mastrogiurato, appena eletto, le chiavi di tutte le porte della città, le quali si chiudevano con catenaccio di ferro alle ore due della notte, dopo sonata la campanella del Palazzo dell’Università (e riportate le dette chiavi al predetto Ufficiale) e si riaprivano la mattina al suono della ‘squilla’ dei Frati Minori di S. Francesco (. . .) praticandosi questo costume nel corso dell’intero anno eccetto nei tempi di fiera, per non impedire il comodo dei forestieri e mercanti, assistendovi però le rispettive guardie ad ogni porta e girando il Mastrogiorato con la sua squadra in custodia della città quasi l’intera notte”.
Il Mastrogiurato veniva eletto insieme al Sindaco direttamente dal Parlamento cittadino (che era l’assemblea dei capifamiglia) e durava in carica come il Sindaco e cioè, per sei mesi in alcune epoche e per un anno, in altre.
A Lanciano l’incarico assunse subito una particolare rilevanza, sia perché era sede delle famose Fiere, luogo di convegno di migliaia di mercanti, sia perché era ‘Città demaniale’, cioè non soggetta ad un Barone (o ‘Signore’), ma di proprietà diretta del Re, che vi nominava un Governatore Regio, che lo rappresentava. Poco dopo l’istituzione della carica, la città acquistò molti ‘Feudi’, ossia divenne ‘Città Baronessa’, (che aveva il diritto di amministrare i feudi, nominandone i ‘Massari’ o amministratori, imponendo tasse e gabelle, mantenendo un corpo di armati per esercitare i diritti feudali o da mettere a disposizione del Re, nel caso che ne venisse richiesta). Nei periodi di pace questi uomini armati erano capitanati ed addestrati dal Mastrogiorato , che se ne serviva per l’espletamento dei suoi compiti ed in particolare per quello della sorveglianza delle fiere, del traffico e delle strade di accesso a queste; l’addestramento degli armati, che nei periodi di guerra si aggiravano sui quattrocento, avveniva nella Piazza d’Armi, che era il prato retrostante le Torri Montanare.
I Sovrani che si succedettero, per riconoscenza per i servigi prestati dalla città e come premio della sua fedeltà, le concessero particolari privilegi, fra i quali quelli, al suo Mastrogiurato: di sovraintendere alle Fiere, come ‘Mastro di Fiera, assicurando la ‘Pace di fiera’ ed il libero intervento di mercanti di ogni nazione e religione, senza distinzioni; di amministrare la giustizia civile e penale nelle fiere stesse, sottraendo temporaneamente questo compito al Governatore Regio; di poter convocare il Parlamento cittadino, con il suono della apposita campana, anche senza l’autorizzazione e l’intervento del Governatore. Gli Aragonesi, per il particolare appoggio loro dato da Lanciano nelle guerre contro i pretendenti Angioini, le concessero ancora di istituire una zecca ed il potere di dare pesi e misure, da impiegarsi anche nel territorio circostante. Allo scopo di incrementare il concorso di mercanti e di popolo alle due famose Fiere annuali, si dette sempre maggiore solennità all’apertura di esse. Con una imponente cerimonia, il Sindaco della città ed il Mastrogiurato, a cavallo, prelevavano dal Palazzo del Pubblico gli stendardi reali e quello della Città e li portavano attraverso il corso della Bandiera, nel Portico delle Fiere, esistente al centro del Prato della Fiera. Essi erano seguiti dalle maggiori Autorità cittadine (con i loro ufficiali e le relative scorte), dagli amministratori delle ‘terre feudali’ (con i relativi stendardi e seguito), dai ‘Consoli’ (rappresentanti delle nazionalità partecipanti), dai ‘Notabili’ della città, dai Mercanti e da una numerosa e variopinta massa di popolo, di suonatori, giocolieri, maghi, indovini, girovaghi ed altra gente, che normalmente seguiva le fiere. Giunti nel Portico, le bandiere venivano issate ed il Mastrogiorato vi si insediava e dichiarava aperta la Fiera, dando lettura del ‘Bando’ e delle norme che regolavano la stessa, dei particolari privilegi concessi dai Regnanti, quali le agevolazioni fiscali, la concessione dell’immunità a chiunque, anche di nazione nemica, vi intervenisse per la durata di essa e per quindici giorni prima e dopo, e delle numerose altre particolari provvidenze di cui godeva.
Nella seconda metà del 1500, sotto la dominazione spagnola, normalmente venivano nominati Capitani della Città (così allora erano chiamati i Governatori), piccoli notabili spagnoli avidi di far fortuna in Italia. Essi incominciarono ad intromettersi sempre di più nell’amministrazione e nella conduzione delle fiere, allo scopo di ricattare i mercanti ed estorcere loro quattrini. Contestavano perciò anche i privilegi che riservavano alla città tutte le questioni inerenti la gestione delle fiere.
I conseguenti ricorsi al Viceré ed ai Tribunali napoletani, che in generale riconoscevano le ragioni della città, restavano vani, perché i Capitani non desistevano, spesso arrestando arbitrariamente i mercanti ed in alcuni casi anche il Mastrogiorato e gli uomini della sua scorta, intervenuti per difenderli. Cominciò così la decadenza delle famose fiere lancianesi e della città stessa, con la diserzione dei partecipanti e la grave crisi economica e politica, che esplose verso la metà del secolo successivo. I Mastrogiurati della seconda metà del 1600 e del 1700, periodo in cui la città fu infeudata ai Marchesi D’Avalos, cercarono in più riprese e con diversi accorgimenti di far riprendere vigore e lustro alle due Fiere annuali, ma con scarsi risultati. Esse continuarono stancamente e si trasformarono man mano in mercati locali. La figura del Mastrogiurato, anche se svalutata nelle funzioni originarie e nel significato, rimase sino all’avvento dei Napoleonidi sul trono di Napoli, quando nel 1806 fu sostituita dal cosiddetto 2° Eletto.